Il presidente della Lazio Claudio Lotio ha ripercorso i 20 anni trascorsi al club in una lunga intervista al giornalista di DAZN Giorgio Rossi, che prevedeva anche un tour nei dintorni di Formello (via La Lazio Siamo Noi).
Routine quotidiana
Il patron biancoceleste ha aperto la chiacchierata svelando la sua routine quotidiana che prevede tanto lavoro e pochissimo sonno.
Mi sveglio alle 6, dormo solo tre ore, forse tre ore e mezza. Farò 2.000 telefonate al giorno, forse anche qualcosa in più. Alle 20,30/20,45 arrivo al Senato e ci resto fino a tarda notte, forse alle 22,45.
Non ho tempo libero, quando torno a casa dopo un pisolino di venti minuti in macchina, inizio a guardare tutta la posta. Mia moglie invece ha messo la mia foto (dice ridendo). Finché il mio corpo ce la farà, manterrò questa routine, perché sono ansioso e voglio cambiare le cose e mi aspetto che la squadra abbia lo stesso atteggiamento.
Lotito on ‘Lucky’ Inzaghi
Lotito ha poi parlato di tanti ex dirigenti della Lazio, a cominciare dall’attuale allenatore dell’Inter Simone Inzaghi. Il proprietario del club descrive il 48enne come una persona fortunata, perché si è trovato lì al momento giusto quando la Lazio si è separata da Marcelo Bielsa due giorni dopo il suo arrivo nell’estate del 2016.
Gioco a scopa (un gioco di carte). Ho avuto molti avversari difficili. Nel mondo del calcio puoi trovare tanti bravi a giocare a carte perché sono abituati. Inzaghi ha giocato bene, ma è stato molto fortunato. È una persona fortunata, il che è positivo. Napoleone una volta disse che un soldato fortunato è migliore di uno bravo. Quindi avere la fortuna dalla propria parte è un valore aggiunto.
Giocare con Bielsa? Ho provato a fare un gioco, ma mi sono reso conto che il gioco che proponeva non era sportivo, era un gioco che non si adattava alle mie esigenze considerando il fatto che devi essere stabile. Quando prendi una posizione devi mantenerla.
Perché Sarri si è dimesso
Il discorso si è poi spostato su Maurizio Sarri che a Formello ha disputato una stagione memorabile, seppur finita in sordina. Lotito rivela che il tecnico toscano ha deciso di dimettersi a metà stagione perché sentiva di aver perso lo spogliatoio.
Ho avuto un buon rapporto con Sarri. Ha le sue idee dal punto di vista politico e comportamentale. Tuttavia, abbiamo creato una forte alchimia basata sul rispetto. In un’intervista fece una dichiarazione che mi gratificò e sorprese dicendo che ero una delle persone più intelligenti che conoscesse.
Dopo una partita facile all’Olimpico (Lazio-Udinese) dove la squadra aveva fatto una pessima prestazione, mi disse che i giocatori non avevano più l’orgoglio di lottare. Gli ho detto che li avrei mandati in ritiro e lui ha accettato.
Alcuni giocatori però si sono lamentati, forse perché non avevano più un’anima, e ho capito che usavano il ritiro per esprimere il loro disappunto nei confronti di Sarri, soprattutto i giocatori più esperti. Questo mi fece capire che non era più il benvenuto, anche se non avevano il coraggio di dirlo.
Sarri ha deciso di partire partendo dal presupposto di non essere più in grado di governare lo spogliatoio. Ho mantenuto il suo stipendio fino alla fine della stagione, anche se avrei potuto mollarlo visto che si era dimesso. Ma l’ho fatto per rispetto.
Il mandato di Tudor
Dopo la partenza di Sarri, è subentrato Igor Tudor fino alla fine della stagione prima di concordare una rescissione reciproca. Il presidente della Lazio ha apprezzato come il croato sia riuscito a dare una scossa, soprattutto dal punto di vista mentale.
Tudor assunse una posizione dominante come allenatore e attuò cambiamenti sostanziali, tanto che la squadra ebbe un’ondata di orgoglio. Poi però, a fine stagione, mi disse che alcuni giocatori che creavano problemi dovevano essere cambiati.
Allora ho deciso che bisognava fare dei cambiamenti sostanziali, per sradicare chi era convinto di essere il proprietario della società, che in realtà ha un solo proprietario, un unico titolare, che deve lavorare per il bene della società.
Baroni e i contrari
Alla fine Lotito ha insistito di aver fatto la scelta giusta nominando Marco Baronianche se la sua decisione è stata messa in dubbio da un’ampia parte di tifosi e osservatori.
Abbiamo scelto un allenatore che parla la nostra lingua, che ha fame di successo e che vuole mettersi alla prova. Tutti mi hanno criticato per aver fatto questa scelta. Ma come dico sempre: “Il pallone è di tutti, ma il calcio è solo di pochi”.